Come funziona il credito di filiera
Perché il reverse factoring digitale è importante per salvaguardare l’impresa capofila.
La supply chain è la rete commerciale tra un’impresa e i suoi fornitori. Per l’azienda capofila, la gestione della catena dei rifornimenti è la condizione essenziale alla base della produzione. Inoltre, tutto ciò che ruota attorno al supply chain management di una singola azienda si ripercuote sulle dinamiche complessive di filiera.
Le condizioni ottimali all’interno della supply chain aziendale sono quelle che consentono alla filiera produttiva di rimanere competitiva. All’interno del ciclo di trasformazione della moneta (CCC – Cash Conversion Cycle) in cui è impegnata l’impresa capofila, diverse sono le attività che influiscono sulla gestione della catena di rifornimenti. I crediti esigibili dai clienti finali, i livelli di scorte in magazzino, la capacità di pagare i debiti verso i fornitori entro i limiti stabiliti in fattura. Per esprimere questa capacità esiste un indice, il DPO (Days Payable Outstanding), che misura la media dei giorni dei pagamenti in sospeso. Si tratta di un rapporto che indica il tempo medio impiegato da un’impresa per saldare le fatture ai fornitori, agli agenti di vendita e altre società coinvolte a monte del processo produttivo.
L’attenzione rivolta verso il credito di filiera
Al di là delle forme scelte per finanziarla, il buon funzionamento della supply chain si basa sul livello di attenzione rivolta al credito di filiera. Il focus va oltre il rating del profilo creditizio della singola azienda, per coinvolgere più soggetti portatori d’interesse all’interno della filiera. Come abbiamo visto in questo articolo, il DSO medio in Italia è piuttosto alto.
L’unico soggetto in grado di risolvere questa situazione è l’impresa capofila. Tramite il credito di filiera, il fornitore cede il suo credito ad una banca. Con la banca stipula un accordo finalizzato a sostenere finanziariamente i fornitori più strategici per la propria catena di produzione.
Oggi l’impresa leader può rivolgersi a modalità più evolute di credito di filiera, erogate da società specializzate nella gestione dei crediti in outsourcing. Sono i factor, ed i particolar modo le società che offrono servizi di reverse factoring. Da una parte cedono istantaneamente il credito ai fornitori, nella modalità pro soluto, evitando che questi debbano ricorrere ad altre linee di credito. Dall’altra, i factor vanno incontro all’azienda leader di filiera, dilazionando e posticipando i tempi di pagamento. L’obbiettivo è quello di gestire questi flussi di cassa in maniera strategica, al fine di ottimizzarne nel complesso le performance.
Le filiere che traggono beneficio dal reverse factoring
Dal manifatturiero all’agro-alimentare, dal design all’automotive, molti sono i settori in cui il reverse factoring gioca un ruolo sempre più cruciale all’interno della filiera. Ci troviamo dentro a un mercato che impone ritmi di produzione sempre più serrati. Chi non è rifornito in magazzino, chi manca la consegna, sempre più spesso finisce per mettere a rischio la reputazione dell’azienda e la posizione conquistata. In questo scenario, l’azione del reverse factoring è benefica. Perché, rispetto al tradizionale istituto bancario che eroga credito, il factor offre un servizio più completo e specifico. Dilazionando i pagamenti, equilibra il flusso di cassa. Inoltre affianca l’impresa capofila snellendone il carico a livello amministrativo. Come risultato, il factor fluidifica e migliora il rapporto con i fornitori.
Il meccanismo è semplice. Attivando il servizio di reverse factoring, il fornitore accede al capitale circolante di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno. In questo modo mantiene attivo il flusso di cassa della propria azienda e garantisce lo stesso per i propri fornitori. Il factor è dunque quell’intermediario in grado di riattivare il flusso di cassa e fornire un accesso veloce alla liquidità.
Come funziona il factoring inverso?
Nella pratica, all’azienda che si rivolge al factor vengono posticipati i tempi di pagamento, che non sono più verso il proprio fornitore, ma verso il factor. Al fornitore invece viene pagata la fattura in anticipo, al netto di un piccolo sconto.
Il reverse factoring è pensato per quegli scenari di mercato in cui l’acquirente possiede un profilo creditizio migliore rispetto al fornitore. Grazie alla mediazione dell’acquirente, il fornitore può accedere a tassi più bassi al credito legato alle fatture pagate in anticipo. Si tratta di una situazione che funziona quando tutti i soggetti coinvolti sono in grado di trarne vantaggio. Proprio per questa ragione, l’accordo è sempre flessibile. In modo da poter essere sempre migliorato per soddisfare le esigenze specifiche di una delle società coinvolte.
Proviamo a disegnare uno scenario d’esempio. Immaginiamo che la società di trasformazione alimentare Fratelli Morella si serva da tempo presso l’Azienda Agricola i 3 Fiumi. Il signor Pucci, direttore finanziario della Fratelli Morella, ha bisogno di liquidità per rispondere alle esigenze di crescita e sviluppo dell’azienda. Il problema è che, con fornitori come i 3 Fiumi, ci vogliono i soldi subito. Ma il signor Pucci si trova a corto di liquidità e per questo problema la crescita dell’azienda si sta fermando. Giustamente, gli allevatori hanno la necessità di ricevere un pagamento rapido ad ogni ordine effettuato, la fattoria ha le sue esigenze quotidiane. Così, Pucci propone ai Fratelli Morella di attivare un servizio di reverse factoring. In questo modo gli allevatori non dovranno attendere i 30 giorni necessari al pagamento, ma potranno ricevere un rimborso anticipato al netto di un piccolo sconto, tramite la cessione delle proprie fatture a una banca factor. Dal canto suo Pucci ha portato a casa un ottimo risultato, adesso ha il doppio di tempo, 60 giorni, per pagare i suoi debiti verso la banca factor che ha acquistato le fatture.