L’economia e i mercati globali continuano a puntare lo sguardo sulla sostenibilità ambientale. Anche le imprese italiane, se vogliono mantenere la loro competitività sui mercati internazionali, devono cogliere gli spunti e le opportunità offerte dalla cosiddetta rivoluzione green.
L’obiettivo primario a livello etico è quello di poter garantire un futuro alle prossime generazioni. Come? Riuscendo a ridurre già da oggi le emissioni di CO2 in atmosfera. Il cammino verso un futuro a impatto zero, a livello di emissioni, passa anche attraverso il buon esempio che l’impresa italiana può fornire in termini di attività carbon neutral.
Cosa vuol dire carbon neutrality?
Topic centrale dell’ultimo G20, la carbon neutrality non è tanto un’idea o un concetto, ma una serie di investimenti e di buone pratiche. Investimenti in materie prime, mezzi di produzione e logistica anzitutto. In secondo luogo, investimenti direttamente rivolti ad iniziative in favore dell’ambiente.
Investimenti che devono veder coinvolte non solo le grandi imprese, ma anche le PMI. Le PMI rappresentano una realtà importante nelle filiere che compongono l’economia italiana. Alcune di loro hanno già cominciato a modificare alcuni aspetti delle loro routine produttive, facendo emergere l’importanza della tutela dell’ambiente all’interno dei processi stessi di creazione di valore.
È chiaro che ogni impresa sceglie di sposare il cambiamento su base volontaria. Ciò che si ottiene alla fine del processo sono impianti più puliti e performanti, certificazioni, e magari un incremento della fiducia che il cliente ha nei confronti del brand. Di base però l’unico obiettivo carbon neutral resta la riduzione delle emissioni di CO2. Per riuscire in tale obiettivo, le scelte principali sono due:
• Investire in impianti più performanti e che coinvolgono energie rinnovabili;
• Acquistare energia pulita e certificati di qualità.
Queste manovre si traducono in un grande sforzo economico, che non tutte le imprese sono in grado di sostenere.
Rischi e benefici dell’impresa carbon neutral
Gli investitori hanno analizzato i rischi e benefici che si possono associare all’impresa carbon neutral. Il principale rischio è la scomparsa delle aziende nella filiera dei combustibili fossili. Dall’altro lato, emergeranno nuove realtà. Non è difficile pensare al futuro produttivo di veicoli elettrici o al rinnovo delle reti elettriche, che sfrutteranno maggiormente l’energia eolica e solare. In altri ambiti, come nel settore dell’elettronica, secondo gli investitori si dovrà abbandonare l’uso all’approvvigionamento di componentistica low cost e focalizzare gli investimenti su ricerca e sviluppo tecnologico di qualità.
Ad oggi la Cina, sebbene registri la percentuale più alta di emissioni di CO2 al mondo, sta cercando di attuare una vera e propria transizione. Abbandonando gas e carbone per puntare su tutto ciò che è rinnovabile. Il cambiamento si inizia già a far notare dalla scelta fatta dalle principali case automobilistiche cinesi – i nuovi modelli immessi sul mercato hanno motori ibridi carburante/elettrico.
Come può un mercato cinese, focalizzato su industrie ad alta intensità di carbonio, essere un modello da seguire? Con molta probabilità la Cina spingerà il PIL verso il settore dei servizi, mettendo in secondo piano l’industria pesante, manifatturiera ed edile. Inoltre, per sfruttare le energie rinnovabili si dovranno impiegare tecnologie complementari, come le batterie e idrogeno, in grado di convertire l’energia chimica in elettricità e viceversa.
L’impresa italiana carbon neutral
Alcune industrie multinazionali con sede in Piemonte, come L’Oreal e Michelin, si sono mosse verso la sostenibilità con l’obiettivo di diventare a impatto zero.
Anche le industrie italiane si stanno impegnando in termini di carbon neutrality. Un esempio fra tutte è il Gruppo Lavazza, che ha deciso di coinvolgere i diversi comparti della catena produttiva e della filiera logistica in un’ottica di sostenibilità ambientale. Questo significa che ogni aspetto e settore dell’azienda, comprese finanza e marketing, sono coinvolti in questa direzione. Ecco le principali novità introdotte nel business plan di Lavazza:
• Bilanciamento dell’emissione di CO2 – sfruttando lo stesso assorbimento;
• Modifica del packaging – utilizzando materiale riciclabile;
• Sfruttamento di materie prime sostenibili per la produzione delle macchine da caffè.
Cosa sono i temperature scores
Ai fini di una valutazione dell’impegno delle aziende, è possibile sfruttare i temperature scores. Si tratta di indici emanati dall’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), che misurano la temperatura di una società in termini di emissione di CO2. Mettendo la società x a confronto con i valori e i parametri mediali dello stesso settore di appartenenza* si ottengono i punteggi di temperatura.
Nel prossimo futuro gli investitori saranno maggiormente orientati a sostenere quelle aziende virtuose, con indici di temperatura non superiori a 1,5°C. I risultati al momento non sono eccellenti e poche aziende a livello globale si aggirano intorno ai 2°C. Chiaramente, in sede di analisi è opportuno prendere in considerazione le differenze fra le aree geografiche, così come il settore economico di appartenenza.
I risultati di queste valutazioni, inoltre, sono influenzati dalla combinazione di tre fattori:
• La partecipazione della forza politica a favore della sostenibilità ambientale;
• Gli impegni individuali e gli obiettivi di business delle singole imprese;
• I cambiamenti della domanda da parte dei consumatori, che iniziano a scegliere in maniera più consapevole prodotti e servizi eco-sostenibili.