Da anni ormai si parla di digitalizzazione e intelligentizzazione dei processi produttivi nell’industria manifatturiera. Prima dell’esplosione della pandemia da Covid-19, poche aziende che operano in questi distretti in Italia avevano spinto verso il digitale. Così, molte delle PMI italiane nel manifatturiero si sono trovate ad affrontare all’improvviso, durante il lockdown, questo percorso di digital transformation. Quando si prendono decisioni sulla base di necessità impellenti, difficilmente si è in grado di progettare cambiamenti di largo respiro. La vera digitalizzazione ha invece bisogno di tempo e programmazione, solo così si ottengono risultati in termini di efficienza e risparmio.
Digitalizzazione Aziendale: la situazione nelle PMI italiane
I processi di digitalizzazione aziendale sono spesso sequenziali e quindi intrinsecamente legati. Un esempio? È inutile avere apparecchiature di produzione smart, cioè dotate di un core digitale intelligente, se all’interno della fabbrica non è presente un’adeguata rete di connettività. Ecco perché questi processi vanno seguiti in ogni fase: dalla progettazione delle attività all’implementazione della tecnologia, dalla strutturazione delle procedure al controllo dei flussi. Altrimenti può accadere che si basi la produzione su macchinari all’avanguardia, che però vengono utilizzati al 50% del loro potenziale. Perché mancano le infrastrutture di rete per guidare la digitalizzazione aziendale, il personale competente in grado di utilizzare il software per sfruttare al massimo le macchine stesse.
Il quadro che ne risulta a livello nazionale è frammentario e il lockdown non ha fatto altro che aumentare il divario tra le aziende smart e quelle che di fatto non hanno ancora compreso quali siano i reali vantaggi che il digitale porta con sé.
Digitalizzazione e PMI: molte opportunità e un grande rischio
Da una parte la digitalizzazione è foriera di opportunità, ma dall’altra l’obsolescenza dei mezzi e delle risorse produttive è un indice molto pericoloso. Uno dei grandi mostri che si sta divorando il manifatturiero italiano. Il rischio è che, nel giro di pochi anni, vada a scomparire un expertise prezioso, fatto di genius loci e capitale umano. Digitalizzare oggi non è più un’opzione, ma un pre-requisito essenziale, indispensabile per rimanere sul mercato. Il lockdown ha infatti accelerato all’improvviso l’innesco di un processo che normalmente sarebbe rimasto in stand by per anni.
Le aziende oggi hanno di fronte a loro nuove sfide. Solo con un’adeguata pianificazione dei processi di trasformazione tecnologica potranno essere in grado di restare competitive. Non basta acquistare la dotazione tecnologica, bisogna investire in formazione e assumere esperti in digitalizzazione in grado di programmare ogni singolo step del digital shift.
Digitalizzazione aziendale nel settore manifatturiero: quali sono le priorità
La digitalizzazione nel settore manifatturiero è un processo che investe diverse fasi. Il digitale ha ormai molto a che fare con i processi automatizzati di assemblaggio del prodotto. Informatizzazione, intelligentizzazione e integrazione. La gestione digitale dei processi produttivi è sinonimo di qualità, precisione ed efficienza tecnologica. Quando automazione, tecnologia delle comunicazioni, sviluppo software, virtualizzazione, analisi dei dati ed elettronica lavorano a stretto contatto, nel settore manifatturiero si creano processi dinamici e virtuosi. Proprio un simile scenario è quello prospettato dalla quarta rivoluzione industriale, quella cibernetica. La tendenza definita Industria 4.0, in cui si assiste alla trasformazione digitale dei settori del manifatturiero e della produzione, con tutto ciò che ne consegue per le filiere e i processi di creazione del valore. Una vera e propria rivoluzione, che segnerà un nuovo paradigma nell’organizzazione e nel controllo della catena di valore insita nei processi produttivi a livello industriale.
Industria Manifatturiera: da dove parte la digitalizzazione aziendale
In Italia, è necessario partire proprio da qui: investire sugli impianti di produzione, che devono diventare più efficienti e performanti. Per farlo c’è bisogno di una grande iniezione di liquidità. Qualcosa stanno facendo le regioni, pubblicando bandi per l’erogazione di contributi rivolti a quelle imprese del settore manifatturiero che vogliono innovare, ma non basta.
Ogni piccolo cambiamento deve essere testato e implementato monitorando i processi passo dopo passo. Analizzando i dati in tempo reale per ottimizzare il controllo predittivo. In questo modo è possibile misurare il reale impatto della digitalizzazione, non soltanto all’interno della produzione, ma anche nei processi che si svolgono lungo la catena di approvvigionamento, nella logistica e nelle vendite.
In ultima analisi, l’industria manifatturiera ha bisogno del digitale, che interviene aumentando il livello di trasparenza generale della produzione: ci parla delle condizioni della macchina e del sistema, garantisce sulla qualità del prodotto e regola gli approvvigionamenti nella supply chain. Lungo questo percorso si gioca il destino ‘smart’ dell’impresa in ambito manifatturiero. Se in futuro anche in Italia avremo fabbriche intelligenti, capaci di creare prodotti su misura, così come di dedicarsi a una produzione in serie, dipende da quello che facciamo oggi.