Cosa significa essere un leader: scegliere come guidare il gruppo
Al giorno d’oggi dirigere un’azienda è anche e soprattutto una questione di stile. Che si tratti di grande industria o piccola e media impresa, non si tratta solo di far tornare i conti. La differenza tra leader e capo risiede nella capacità di delegare, nella possibilità di dare fiducia e far crescere le proprie risorse, in modo che condividano il senso di responsabilità verso la propria azienda.
Che cosa significa leadership
Cominciamo dall’etimologia del termine inglese leadership, che racchiude in sé le caratteristiche principali di questa figura. Il verbo “to lead”, infatti, indica la capacità di guidare, dirigere e condurre. Chi detiene una leadership è in grado, con le proprie azioni e le interazioni con gli altri, di orientare le scelte e i lavori di un gruppo. E qui già emerge una differenza fondamentale tra capo e leader: il capo dà ordini, comanda; il leader dà l’esempio, si comporta in modo virtuoso.
Ecco perché, se usciamo per un attimo dal mondo dell’organizzazione imprenditoriale, l’immagine della formazione di una leadership ci appare ancora più chiara. In diversi ambiti (politica, economia, scuola, cultura), un leader è chi, attraverso il proprio comportamento, è in grado di influenzare positivamente i colleghi, gli addetti ai lavori, il pubblico, facendo passare la propria prospettiva.
Chi è il capo?
Guidare un gruppo di persone nel raggiungimento di un obiettivo di lavoro non significa coprire il ruolo di capo. Spesso si fa confusione tra capo e leader, pensando che le due figure siano corrispondenti e sostitutive l’una dell’altra. In realtà il capo è il boss, una figura rivestita di un’aurea di autorità. Il capo è chi sta nel punto più alto della gerarchia sociale rispetto ai dipendenti.
Il capo è piuttosto razionale, esamina i dati a disposizione e su quelli elabora l’azione da intraprendere. Difficilmente si scosta da un’idea che ha preso.
Chi è il leader?
Il leader ha il compito di guidare e orientare il proprio gruppo verso il raggiungimento di un obiettivo, rimanendo sempre coinvolto e partecipando attivamente, in un modo o nell’altro, al lavoro.
Il leader è dotato di capacità di problem solving: in questo modo anche nelle difficoltà è in grado di capire come intervenire e valuta sempre quali possano essere le opportunità di crescita. Il leader non pensa in maniera egoista, ma cerca di coinvolgere il gruppo chiedendo pareri e suggerimenti. Sa bene che intraprendere un percorso insieme ai propri dipendenti è una grande opportunità per esaltare le qualità di ogni singolo componente del gruppo.
Quali sono le qualità che caratterizzano un buon leader?
- Avere un bagaglio di conoscenze e competenze specifiche in un determinato settore;
- Avere fiducia in sè stesso e trasferire la propria sicurezza agli altri;
- Essere innovativo, ricercando nel cambiamento un’opportunità di crescita;
- Essere empatico e saper ascoltare e capire quali sono i bisogni del gruppo;
- Avere la capacità di valorizzare e sfruttare le qualità di ogni singolo elemento del gruppo;
- Sentirsi a tutti gli effetti parte del gruppo e condividerne i risultati, anche se questi sono negativi;
- Avere carisma e saper comunicare in maniera motivante quali sono le azioni da intraprendere.
Il tone of voice di leader e capo
In questi dettagli sta la differenza tra leader e capo: il primo non ha bisogno urlare per farsi sentire, semplicemente perché il contenuto dei suoi discorsi è tenuto in alta considerazione. Il capo invece è costretto ad urlare, ad usare toni minacciosi e perentori, proprio perché non ha un seguito naturale. In altre parole il leader, con il suo comportamento strategicamente virtuoso, riuscendo spesso a comportarsi da pari, alza il livello d’attenzione e stimola l’intero ambiente dell’impresa. Il capo invece, più distante per sua stessa scelta, risente spesso di una sorta d’isolamento dall’ambiente aziendale.
Stili di leadership
Il tema della leadership è stato affrontato più volte negli anni. Sebbene non esista una definizione univoca di leader, nei diversi stili di leadership è possibile individuare linee comuni per guidare il proprio gruppo verso il raggiungimento degli obiettivi.
Lo psicologo americano Daniel Goleman ha dato un importante contributo a questa ricerca, affermando che un leader deve essere dotato di intelligenza emotiva. Quel tipo di intelligenza che porta ad avere consapevolezza, autocontrollo, motivazione, empatia e abilità sociali.
Queste caratteristiche hanno permesso a Goleman di definire sei tipi e stili di leadership, che rispondono a specifiche esigenze aziendali. Cos’è la leadership situazionale? È compito di ogni leader adottare lo stile in base alla situazione che ha di fronte, agli obiettivi da raggiungere e alle capacità personali e di gruppo.
- Stile visionario
Il leader visionario crea un sogno condiviso. È una persona in grado di saper condividere con il gruppo la mission aziendale, mostrando quale deve essere la strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo.
Il cambiamento deve essere visto come un momento positivo e il leader deve saper indicare con chiarezza la direzione da seguire.
- Stile democratico
Il leader democratico ascolta i bisogni e i pareri del gruppo, creando un clima partecipativo e collaborativo.
Le decisioni sono prese insieme e ogni membro del gruppo è un elemento importante per il raggiungimento degli obiettivi. Il leader democratico, infatti, tende a valorizzare il singolo e le relative competenze.
- Stile coach
L’obiettivo di un leader coach è riuscire a connettere gli obiettivi e interessi del singolo componente del gruppo con quelli dell’azienda. Le potenzialità del singolo, migliorate nel corso del tempo, sono sfruttate al fine di ottenere migliori performance.
Presupposto necessario affinché si possa esercitare uno stile di leadership coach è che ogni membro del gruppo sia motivato, dotato di spirito d’iniziativa e predisposto a crescere professionalmente.
- Stile esigente
Un leader esigente richiede il raggiungimento dei risultati e spesso in un’ottica di breve periodo, richiedendo rapidità d’esecuzione da parte del gruppo.
Un leader esigente ama il successo e la perfezione della sua azienda. Per raggiungere questi obiettivi a volte può essere poco empatico nei confronti dei propri collaboratori. Per evitare che un leader esigente assuma un’aura negativa, deve essere coinvolto in prima persona nelle azioni da intraprendere, dando l’esempio agli altri.
- Stile affiliante
Un leader affiliante (lett.: “che affilia un minore”) pone la propria attenzione sull’armonia di gruppo, cercando di ottenere un clima positivo prendendosi in carico e condividendoli con il gruppo, anche solo simbolicamente, i problemi dei singoli. L’obiettivo, infatti, è prevenire i conflitti tra i componenti del team, creando delle relazioni solide tra gli stessi.
- Stile autoritario
Lo stile autoritario appartiene più al leader che al capo. In questo caso infatti si può parlare di leader capo o di capo leader. Si tratta di una persona esigente, che impone la propria vision e non accetta né cambiamenti né fallimenti.
In questo caso il leader, pur sporcandosi le mani nella fase esecutiva, non ascolta troppo i propri collaboratori, non consente loro di porre domande e li invita caldamente a seguire l’unica strada da percorrere.