Uno sguardo alla sostenibilità ambientale attraverso l’indice EPI

Cos’è l’indice EPI?

Hai mai sentito parlare dell’EPI? EPI è l’acronimo di Environmental Performance Index, un indice di performance ambientale che mira a fissare uno sguardo sull’impegno delle singole nazioni per la salvaguardia del pianeta.

Utilizzando 32 indicatori di prestazione calcolati in 11 categorie di numero, l’EPI classifica 180 Paesi in termini di sostenibilità ambientale, rendendo evidenti i paesi virtuosi e quelli ritardatari.

A ogni nazione è attribuito un punteggio su scala 1/100, per assegnare una posizione nella classifica generale. I principali indici che determinano questa classifica riguardano:

  • Cambiamenti climatici
  • Riduzione emissione di CO2
  • Qualità dell’aria
  • Qualità dell’acqua

I risultati della classifica EPI

L’ultimo report EPI è stato elaborato da Yale e Columbia University – le ricerche sono state finanziate grazie al contributo e sostegno della Fondazione Mc Call–MacBain. Dall’analisi si evince che i paesi del nord Europa, e in particolar modo la Danimarca, si posizionano ai primi posti, mentre i paesi ancora in via di sviluppo rimangono il fanalino di coda della classifica.

L’Italia ha una posizione di riguardo, si piazza infatti al ventesimo posto insieme a Canada e Repubblica Ceca, con un punteggio di 71 su 100. Non male, ma possiamo fare ancora meglio! Soprattutto considerando che negli ultimi dieci anni abbiamo avuto un delta positivo pari a 1,1.

Come si traducono i punteggi EPI? 

Le nazioni al vertice di questa speciale classifica sono quelle con PIL pro capite elevato. Tale ricchezza è investita in politiche ambientali su più livelli, sia da parte delle forze governative sia delle comunità locali.

La tutela del benessere umano è tra gli obiettivi comuni.

Dal lato opposto, i Paesi ritardatari sono quelli in cui si registra la mancanza di politiche che si impegnino, per esempio, a costruire infrastrutture per restituire alla popolazione acqua potabile pulita e servizi igienico-sanitari. Luoghi in cui non si riesce a implementare quegli strumenti utili al riciclo dei rifiuti solidi.  Paesi che hanno vissuto un’importante crescita economica investendo su industrializzazione e urbanizzazione, ma sono finiti col minacciare l’ambiente in termini d’inquinamento dell’aria, con percentuali elevate di emissioni di CO2.

È giusto sottolineare che ottime prestazioni in classifica EPI non devono essere considerate come un traguardo finale poiché ogni paese ha ancora dei problemi su cui intervenire.

Uno sguardo oltre la crisi

Se da un lato la crisi economica è l’aspetto che più emerge in questo periodo storico, dall’altro la chiusura di molte attività economiche ha fatto registrare un forte calo dei livelli d’inquinamento e il ritorno della fauna selvatica. Il team EPI si augura che tale scenario positivo dal punto di vista di sostenibilità ambientale possa essere garantito anche nel futuro, ispirando le forze politiche a livello mondiale verso disegni di legge maggiormente rispettosi dell’ambiente.

Il segreto green della Danimarca

La Danimarca, paese membro dell’Unione Europea, vanta da anni primati invidiabili dagli altri paesi europei e non solo.

È, infatti, un paese:

  • classificato dalla Banca Mondiale al 4^ posto nel Rapporto “Doing Business” del 2020 che misura, che misura la capacità dell’ambiente imprenditoriale;
  • meno corrotto al mondo, secondo il Transparency International Corruption Perception Index;
  • la cui capitale, Copenaghen, ha ottenuto il premio “European Green Capital”.

Proprio a riguardo di sostenibilità ambientale, la Danimarca ha intrapreso negli anni una serie di programmi e procedure, volte a garantire il rispetto dell’ambiente. Tali obiettivi non sono perseguiti dalle sole forze politiche, ma anche dalle comunità locali.

La Danimarca è prima nella classifica EPI, seguita da Lussemburgo, Svizzera, Regno Unito e Francia.

Cosa ha fatto la Danimarca per vantare l’etichetta di Paese green?

In primo luogo, è riuscita ad azzerare quasi del tutto il consumo e la produzione di energia elettrica grazie all’installazione di turbine nei parchi eolici distribuiti su terra e mare.

Allo stesso tempo, la Danimarca ha diminuito il consumo di petrolio perché la maggior parte degli abitanti da anni ha optato per uno stile di vita sano, che comprende l’utilizzo massivo della bicicletta quale mezzo di trasporto per i propri spostamenti. Solo a Copenaghen, è possibile percorrere 350 km di piste ciclabili protette in aree metropolitane, 23 km di piste ciclabili non protette e 43 km di percorsi immersi nel verde.

Quando non è possibile spostarsi in bicicletta, si può scegliere di attraversare i canali sfruttando il servizio di noleggio GoBoat con imbarcazioni realizzate in materiale riciclato, a impatto zero sulla qualità dell’acqua e dell’aria, grazie all’impiego di motori elettrici non inquinanti e pannelli solari.

Se sei un viaggiatore in visita in Danimarca, avrai anche l’opportunità di scegliere tra numerose strutture ricettive con il bollino “Green Key”, ossia alberghi e ostelli dotati di una certificazione di eco-sostenibilità.

Inoltre, sia a Copenaghen sia in altre città danesi, si tende a consumare pasti di produzione locale: molti ristoranti, ma anche molte abitazioni, stanno creando le proprie mini-serre, dove coltivare le principali verdure di stagione. Gli stessi esercizi commerciali cercano di ridurre lo spreco di cibo rimasto invenduto alla fine della giornata, mettendo a disposizione dei box “a sorpresa” per i clienti che ordinano da asporto.

Insomma, quando si parla di sostenibilità, in Danimarca sanno farlo bene. Prendiamo ispirazione.

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