Cosa c’è dietro lo stop alla IPO di Ant Group, il gigante fintech proprietario di Alibaba

Si sarebbe dovuto trattare della più grande IPO della storia, e invece è stata congelata e rinviata a data da definirsi. Nel momento in cui aveva raggiunto una quotazione record di 37 miliardi di dollari, con l’intenzione di essere presente sui listini di Shanghai e Hong Kong, Jack Ma è stato convocato dal Partito Comunista Cinese insieme agli altri dirigenti di Ant Group. Al tavolo c’erano gli alti rappresentanti della People’s Bank of China, l’autorità di regolamentazione per le banche e gli investimenti in Cina. Si è discusso dei cambiamenti che l’IPO avrebbe apportato sull’establishment finanziario cinese esistente. Il governo non ha motivato pubblicamente la scelta di interrompere l’operazione. Ma è chiaro che tutti hanno paura di Jack Ma, il Jeff Bezos d’Oriente. Hanno paura che si prenda una fetta di torta troppo grossa, lasciando agli altri solo le briciole. Così la PBC ha imposto un tetto massimo di 45.000 dollari per i prestiti concessi online. Ant Group dovrà attenersi a queste regole.

Jack Ma è passato subito al contrattacco con un messaggio preciso: sostituire l’attuale servizio bancario cinese – il banco dei pegni, con un sistema in ambiente digitale che sfrutta i big data. Un sistema avveniristico, che si basa sul rating del credito. Ma nonostante la visibilità e l’influenza, il fondatore di Alibaba non è riuscito ad avere l’appoggio dei media. L’opinione pubblica cinese vede di buon occhio un processo di maggiore regolamentazione nel settore dell’economia digitale. Ed oggi molti credono che servano nuove politiche e regolamenti per assicurare che le piattaforme online si sviluppino in modo ordinato e sano. Il governo ha emanato una bozza di linee guida volte a scongiurare comportamenti monopolistici rispetto al commercio elettronico, ai marketplace, alla targettizzazione dei prezzi e alle vendite sottocosto.

Insomma, a quanto pare non si tratta solo di rimandare. Al contrario, si potrebbe quasi dire “tutto da rifare”. Cambiando le condizioni di sviluppo del business, potrebbe venir meno parte del valore dell’IPO. Ma ed i suoi dovranno attendere che la versione ufficiale del regolamento sia pronta.

La doppia IPO di Ant Group poteva spostare l’asse della finanza globale

Facciamo un passo indietro. L’offerta pubblica iniziale che Ant Group stava per lanciare è destinata ai mercati di Hong Kong e Shangai. Il gigante della fintech dietro ai pagamenti di Alibaba aveva sistemato tutto, presentando un deposito preparatorio all’autorità cinese per la regolamentazione dei valori mobiliari.

Chi è Ant Group?

Ant Group, fino al giugno 2020 conosciuta come Ant Financial, è la più grande società cinese di pagamenti a livello mobile. Fornisce i servizi di pagamento online che stanno dietro ad Alipay, la più grande piattaforma di pagamenti mobile e online a livello mondiale. Alipay è un’app molto popolare soprattutto in Cina, basti pensare che ha più di 700 milioni di utenti attivi mensilmente nella Repubblica Popolare. Due anni fa, la società è stata valutata 150 miliardi di dollari in seguito alla raccolta di 14 miliardi di capitale privato. Tra gli attuali investitori di Ant vi sono i fondi di private equity Warburg Pincus, Carlyle Group LP, Silver Lake, General Atlantic e Primavera Capital Group, nonché i fondi sovrani di Singapore e della Malesia.

Ant è affiliata di Alibaba, che ne possiede il 33%. Negli ultimi anni Ant Group ha anche lanciato prodotti per l’erogazione di prestiti, servizi legati al turismo, al travel e alla consegna di cibo.

Nel primo trimestre del 2020, Ant ha registrato profitti per 1,3 miliardi di dollari, registrando un aumento del 560% anno su anno. La società è inoltre nota per aver lanciato alcune idee piuttosto innovative, come Yu’e Bao, un prodotto utilizzato per la gestione della liquidità di riserva, che nel giro di poco è divenuto il più grande fondo comune di investimento al mondo.

Chi c’è dietro Ant Group?

Dietro ad Ant e Alibaba Group Holding c’è il cinquantaseienne cinese Jack Ma, una delle persone più potenti del mondo. Dal 2018 Jack Ma ha lasciato la guida di Ant al presidente esecutivo Eric Jing, che ha confermato la decisione di puntare sulle borse della galassia cinese dopo alcuni importanti provvedimenti. “Le misure innovative attuate dallo Shanghai Star Market e dalla Borsa di Hong Kong hanno aperto le porte agli investitori globali. […] Oggi le società tecnologiche all’avanguardia hanno un maggiore accesso ai mercati dei capitali e possono farlo all’interno delle economie più dinamiche del mondo”.

Perché l’IPO di Ant può fare la storia

La scelta di premiare le borse di casa arriva dopo un lento processo di inasprimento dei rapporti economici tra Cina e Stati Uniti. La guerra dei dazi si è ormai spinta troppo oltre e i rapporti sono andati nella direzione di un’ostinata dimostrazione di potere, con botta e risposta in arrivo da entrambe le parti. Un eventuale successo della doppia IPO di Ant Group potrebbe davvero segnare il passo, spostando l’asse della finanza mondiale a Oriente.

Lontana da New York, Ant punta verso una dual IPO, un processo di doppia quotazione. A Hong Kong sull’Hang Seng, il nuovo indice tech lanciato a fine luglio 2020 e a Pechino sullo Star, l’indice tecnologico cinese nato in risposta al Nasdaq. Si tratterà dunque di una IPO onshore e, secondo le attuali previsioni, Ant potrebbe chiedere una valutazione che si aggira all’interno di un range compreso tra i 210 e i 225 miliardi di dollari. Una cifra in grado di battere il record di tutti i tempi, quei 25,6 miliardi di dollari fatti registrare nel dicembre 2019 da Aramco, il colosso petrolifero saudita di proprietà statale nella sua offerta pubblica iniziale. Aramco aveva superato il precedente record, quello detenuto dalla cinese Alibaba, che nel 2014 a New York aveva raccolto 25 miliardi di dollari.

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